Guardare i tratti del volto di Leonardo che scoloriscono nel celebre autoritratto del 1515 non è un destino a cui un’equipe di studiosi italo-polacchi ha deciso di rassegnarsi. Per stimare la velocità con cui la carta si ingiallisce e intervenire prima che sia troppo tardi, questi ricercatori hanno messo a punto un metodo basato su luce riflessa e modelli quantistici.
Il disegno di Leonardo è oggi custodito nella Biblioteca Reale di Torino: il supporto, un foglio di carta 33×21 cm, è stato vergato con l’antica tecnica della sanguigna. Da una prima analisi i tecnici hanno dichiarato che si trova in un cattivo stato di conservazione e si sta sbiadendo anno dopo anno.
Ma questo fenomeno non riguarda solo l’opera del celebre genio, bensì preoccupa tutti i collezionisti di libri antichi e di opere d’arte che, per loro stessa natura, subisono i danni del tempo. Adriano Mosca Conte, Olivia Pulci, Maria Cristina Misiti, Joanna Lojewska, Lorenzo Teodonio, Claudia Violante e Mauro Missori: questi sono i nomi dei sette scienziati italiani e polacchi che hanno individuato le sostanze chimiche responsabili dell’invecchiamento. In un articolo pubblicato sul Applied Physics Letters si leggono i risultati dei loro studi, condotti in collaborazione con il dipartimento di Fisica dell’Università Tor Vergata di Roma, l’Istituto sistemi complessi del Cnr di Montelibretti, l’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario, e la Jagiellonian University di Cracovia, in Polonia.
I principali responsabili del deterioramento di carta e pittura sarebbero luce, calore, umidità, gas inquinanti e impurità: questi elementi provocherebbero il costante ingiallimento della carta. Gli scienziati sono riusciti a calcolare la concentrazione degli insiemi di atomi che conferiscono alla carta invecchiata il particolare colore giallino: sono i cromofori, che assorbono la luce. Questi atomi sono la chiave per comprendere il processo di degrado visivo delle opere su cellulosa, perché sono i prodotti chimici sviluppati dall’ossidazione durante l’invecchiamento. I ricercatori sono poi passati a calcolare la concentrazione di cromofori presenti nella carta usata da Leonardo più di cinquecento anni fa. Ripetendo le misurazioni tra qualche anno si potrà sapere se il degrado è ancora in corso o se gli aggiustamenti nel metodo di conservazione hanno sortito gli effetti sperati.
L’equipe ha messo insieme i propri sforzi dopo un incontro casuale avvenuto nel 2011 tra Adriano Mosca Conte, fisico teorico dell’Università di Roma Tor Vergata, e Mauro Missori, fisico sperimentale dell’Istituto Sistemi Complessi del Cnr di Montelibretti. Partendo da esperimenti sulla riflessione della luce nel 2012 Missori ha potuto effettuare alcuni esperimenti sull’autoritratto di Leonardo Da Vinci. La ricerca è stata finanziata in parte dal Cnr, in parte dal Ministero dei Beni Culturali, oltre che dall’European Theoretical Spectroscopy Facility (Etsf), un’istituzione di ricerca sperimentale che fornisce supporto per lo studio dei materiali nel campo della spettroscopia teorica. La squadra di studiosi auspica che l’utilizzo di tale metodo diagnostico possa essere esteso a tutto il patrimonio artistico nazionale, per evitarne il degrado.
Fonte: https://it.notizie.yahoo.com