Isis, aumentano jihadisti europei e riscatti milionari

La sempre maggiore conquista dei territori da parte del movimento sunnita identificato con la sigla Isis e con a capo il califfo Abu Bakr al-Baghdadi è ormai l’argomento principale della politica estera in tutto il mondo, soprattutto dopo la cruenta decapitazione del giornalista americano James Foley mandata in onda in un video e indirizzata agli Stati Uniti: non solo le tensioni e gli attacchi di conquista del territorio in un zona considerata ancora molto calda e strategica per i conflitti in Medio Oriente, in quanto vicina alla Striscia di Gaza e punto di collegamento con altri paesi dell’area geografica, ma anche per le conseguenti questioni solo apparentemente minori che sta sollevando.

La prima è sicuramente quella del numero sommerso dei jihadisti europei, apertasi dopo la rivelazione che il boia che ha decapitato James Foley era di origine britannica, nome in codice John: stando alle stime di Europol, l’agenzia europea contro i crimini internazionali e il terrorismo, il numero degli estremisti islamici di origine europea si aggirerebbe attorno alle 2300 persone, con concentrazioni maggiori provenienti da Francia, Gran Bretagna, Belgio e Paesi Bassi. Vengono definiti foreign fighters e sono combattenti giovani, nati e cresciuti in Europa, che si uniscono alla jihad nei paesi interessati da maggiori tensioni e conflitti, come Siria e Iraq; di solito fanno formazione in questi paesi in qualità di militanti di organizzazioni e movimenti come l’Isis, per poi rientrare nei paesi d’origine. Tra questi, una cifra consistente è occupata dalle donne, stimate attorno al 16% del numero totale e in crescita sempre maggiore, nonché quasi più agguerrite degli uomini.

L’altra questione è quella che riguarda il pagamento dei riscatti richiesti dagli estremisti islamici per salvare le vite degli ostaggi dell’Isis. Sul Wall Street Journal è stata pubblicata la notizia che gli Stati Uniti avrebbero tentato un fallito blitz per liberare James Foley e altri prigionieri americani detenuti in Siria, che non sarebbe andato a buon fine; è stato inoltre svelato che l’Isis aveva chiesto un riscatto per liberare il giornalista, ma gli Stati Uniti si erano rifiutati di pagare la cifra di 100 milioni di dollari. 

La questione dei riscatti inizia a farsi sempre più spinosa anche per l’Italia, soprattutto dopo le nuove supposizioni riportate dalGuardian americano che potrebbero dare corpo all’ipotesi cheVanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due cooperanti italiane sparite ad Aleppo a fine luglio 2014, siano ostaggi dell’Isis in Siria. Non si ha ancora la certezza reale che siano effettivamente loro le due persone di origine italiana nelle mani dei jihadisti tra Aleppo e Idlib, ma il dilemma degli eventuali pagamenti inizia a serpeggiare tra i governanti: stando ai dati raccolti negli ultimi dieci anni, gli estremisti sono diventati sempre più consapevoli del loro potere persuasivo nei confronti dei governi, che accettano tendenzialmente di pagare cifre via via più consistenti (si parla di una crescita dai 200 mila di dollari per ostaggio del 2003 ai 10 milioni di dollari del 2012) per la liberazione degli ostaggi.

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Fonte: https://it.notizie.yahoo.com

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