Dalla Cina alla Luna e ritorno. Ha lasciato la Terra ieri sera, giovedì 23 ottobre, alle 20 ora italiana, la sonda cinese Chang’e-5 T1. Priva d’equipaggio, il suo obiettivo è quello di mettere alla prova le tecnologie che gli scienziati del programma spaziale cinese hanno intenzione di utilizzare nel 2017 per prelevare un campione di suolo lunare e riportarlo a Terra.
Ed è proprio la fase di ritorno quella più complessa e che maggiormente preoccupa i tecnici della missione. Lanciata dalla base di Xichang, nel Sichuan, dopo essere entrata in orbita lunare, tappa prevista per domenica 26 ottobre, e aver orbitato per qualche giorno attorno alla Luna, a inizio novembre la sonda dovrà infatti affrontare un rientro al cardiopalmo: durante l’ingresso in atmosfera il tachimetro supererà gli 11 km al secondo, circa il 50% più veloce della navicella Shenzhou – che nel giugno del 2103 riportò sulla Terra tre taikonauti. Il piano per rallentare la manovra di rientro prevede di adottare una tecnica detta “skip-reentry”: un ingresso in due tempi che ricorda moltissimo il gioco del lancio con rimbalzo di sassi piatti sulla superficie dell’acqua.
Servizio di Marco Malaspina
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