Ci sono due volti della Cina: quello predisposto al mercato, al consumismo sfrenato direttamente ispirato alle logiche occidentali e poi quello più silenzioso, forse più coraggioso e sensibile. Nell’ambito alimentare è un periodo di forti contrapposizioni, tra chi ritiene sia ancora giusto mangiare carne di cane e chi invece ha compreso che è possibile farne a meno risparmiando atroci sofferenze a questi animali. Nei paesi occidentali è vietato uccidere cani, ma non i Cina.
In questi giorni capita che un camion con 340 cani viene fermato dagli animalisti cinesi nei pressi della città di Sian, capoluogo della provincia dello Shaanxi. All’interno centinaia di cani, alcuni dei quali già morti a causa dello stress subito durante il trasporto. Motivo del blocco sono risultate infatti proprio le documentazioni relative al trasporto: condurre i cani al macello è mangiare la loro carne è del tutto legale in Cina, di conseguenza l’unico modo per tentare di salvarli è individuare eventuali azioni illegali commesse dai produttori.
Già lo scorso 2 marzo, un gruppo della provincia di Chongqing aveva bloccato il trasporto di circa 900 cani destinati ai mattatoi di Guangdong Zhanjiang per la macellazione. In quel caso, gli attivisti animalisti sospettavano che i cani in questione fossero stati rubati. Alcuni di essi sono stati ritrovati già morti. Oltre alle condizioni disumane, si va incontro anche ad un problema di igiene alimentare. Il sospetto è che in alcuni casi la Polizia decida volontariamente di non agire, agevolando cosi il mercato nero di questi animali gestito dalla criminalità organizzata. Un VIDEO diffuso sul web che documenta l’episodio di Chongqing mostra alcuni attivisti dissetare i poveri cani rinchiusi in minuscole gabbie. Aggiornamento: il video è stato misteriosamente rimosso. Non è chiaro se siano riusciti a salvarli, ma in ogni caso la cosa risulta di ordinaria amministrazione, alla pari dei macelli dei nostri paesi.
Al Festival Yulin in Cina, 10.000 cani furono uccisi per essere mangiati nel 2013. Grazie all’attivismo all’interno della Cina e in altri paesi, il numero è sceso a circa la metà nel 2014. E quest’anno, gli attivisti avrebbero contato meno di 1000 cani uccisi. Significativa risulta anche la continua operazione sui social network mirata a boicottare iniziative dedicate alla carne di cane. La Cina sta cambiando. E’ una potenza economica, ma molti suoi abitanti hanno capito che l’empatia e la morale sono più importanti del profitto. E’ lo specchio di una Cina con problemi di giustizia sociale, ma che al contempo rispecchia all’incirca il sistema capitalistico occidentale: anche mucche, maiali ed agnelli soffrono in una maniera molto simile ai cani. Perché indignarsi solo con i cinesi? Forse dovremmo indignarci con tutti noi, con tutto il sistema commerciale che finanziamo quando ci sediamo a tavola, di fronte al nostro piatto.