Il Parlamento olandese ha votato Giovedì notte una legge a scapito dell’industria del carbone al fine di ottenere un taglio de 55 per cento delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030. Il voto, che non è ancora vincolante, richiederebbe la chiusura delle centrali a cinque a carbone attualmente operanti nel paesi Bassi, tre dei quali appena entrate in servizio nel 2015. Ridurre le emissioni di CO2 del 55 per cento porterebbe le emissioni del paese in linea con gli obiettivi fissati dall’accordo sul clima di Parigi dello scorso dicembre, impostando un forte precedente tra le nazioni europee per le politiche per rallentare gli effetti dei cambiamenti climatici .
I partiti liberali e laburisti dei paesi bassi hanno portato al voto lo scorso 22 settembre la proposta a favore della di riduzione delle emissioni entro il 2030. Il Parlamento avrà la prossima mossa per ottenere il piano in vigore. La decisione arriva sulla scia della scoperta che la nazione avrebbe visto un aumento del 5% di emissioni rispetto allo scorso anno, che gli analisti danno la colpa alle tre nuove centrali elettriche a carbone. Allontanarsi dalle centrali a carbone è il metodo più veloce e più semplice per ridurre drasticamente le emissioni nel corso del tempo.

(Democratici 66)
Il voto più recente riprende quello del tribunale dello scorso anno , che chiese al governo del primo ministro Mark Rutte di fare della questione dei cambiamenti climatici una priorità più grande tagliando le emissioni del 25 per cento entro il 2020. Questo obiettivo a breve termine è incluso nel provvedimento approvato la scorsa settimana. Gli oppositori del piano hanno sostenuto che le centrali a carbone olandese siano più pulite di quelle che operano in altre parti del mondo, e molti sono preoccupati che il candidato principale nelle elezioni di marzo per un nuovo governo potrebbe bloccare l’iniziativa. I sostenitori dell’attuale governo agiranno rapidamente per spostare il piano in avanti, in uno sforzo per garantire un futuro più verde per la nazione, o almeno ritardare gli effetti negativi della prossima amministrazione.
Via The Guardian