Saranno pure volatili, ma nel corso dei millenni sono riusciti a imprimere una torsione di una sessantina di gradi a un intero pianeta. Parliamo dei ghiacci di Plutone – ghiacci d’azoto, ghiacci di metano, ghiacci di monossido di carbonio – che, accumulandosi all’interno di Sputnik Planitia (il lobo sinistro del cuore del pianeta nano, segno d’un antico impatto, probabilmente con una cometa), ne hanno causato il riorientamento sia lungo l’asse di rotazione sia rispetto a quello orbitale.
La forza che sta dietro a questa torsione planetaria è quella mareale, e in particolare l’interazione gravitazionale fra Plutone e la sua grande luna Caronte. Lo mostrano due studi pubblicati oggi su Nature, guidati uno da James Keane dell’Università dell’Arizona l’altro da Francis Nimmo dell’Università della California a Santa Cruz, avanzando anche l’ipotesi che nelle profondità di Plutone si nasconda un oceano sotterraneo, fonte dei ghiacci volatili, e che il processo di riorientamento del pianeta possa essere tutt’ora in corso.
Servizio di Marco Malaspina
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