Come ogni anno il Parlamento europeo vota il rapporto annuale della BCE. È una liturgia scontata e miope, una cerimonia che volutamente punta a non evidenziare i problemi dell’Eurozona. È una copertura dove ogni politica non convenzionale della banca di Francoforte viene etichettata come “di successo”, celebrandone l’assoluta indipendenza da tutto e da tutti. Non vengono mai mosse critiche, anche se dovesse piombare un meteorite a Strasburgo questa litania rimarrebbe immutata. Il Movimento 5 Stelle, ad ogni occasione possibile, cerca di ricordare all’intera plenaria e al governatore Mario Draghi il perché l’Eurozona si ritrovi ad affrontare ogni anno gli stessi problemi: l’Euro è una moneta su cui i cittadini non si sono mai espressi attraverso un referendum, come il M5S chiede dal suo ingresso nelle istituzioni europee. Rappresenta un progetto politico che penalizza i Paesi del Sud Europa, un’architettura che dev’essere riformata e smontata a seconda delle volontà politiche. La strada che è stata intrapresa non porta a nulla se non all’appagamento di un solo Stato dominante, quello tedesco. Da questo assurdo teatro delle maschere emerge sempre e solo un colpevole: il Paese inteso come nazione sovrana, incapace di fare le riforme strutturali (qualcuno ha detto riforme costituzionali?) che lo trascinerebbero fuori dalla perenne crisi. Un mantra sostenuto anche e soprattutto dal Partito Democratico, che tramite le parole del Premier attacca l’Europa, ma con i voti dei suoi eurodeputati appoggia tutte le follie al vaglio di Strasburgo.
Ascoltate Marco Valli durante la plenaria di novembre 2016.
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