Se c’è una cosa della meccanica quantistica che Albert Einstein proprio non riusciva ad accettare era quel comportamento che più irragionevole non si potrebbe da lui stesso chiamato “spooky action at a distance”. Traducibile grossomodo come “azione spettrale a distanza”, è il principio alla base dei fenomeni d’entanglement, e più in generale alla violazione del cosiddetto realismo locale.
Un principio irragionevole, controintuitivo, bizzarro quanto si vuole, eppure confermato da ogni verifica sperimentale. Compresa quella su scala planetaria che si è svolta il 30 novembre 2016 coinvolgendo oltre 100mila volontari da ogni parte del mondo.
The Big Bell Test, questo il titolo dell’iniziativa, dal nome dell’ideatore di un teorema formulato nel 1964, John Bell, che permette di verificare sperimentalmente l’inesorabile realtà delle spettrali azioni a distanza. Come? Con un elegante test che richiede, come ingredienti, due particelle in ipotetico stato d’entanglement e una serie di misure basate su decisioni di osservatori. Ed è qui che sono entrati in gioco i 100mila volontari. Letteralmente in gioco: loro compito, come in un videogame sparatutto, era digitare una sequenza di ‘uni’ e di ‘zeri’ il più possibile casuale.
E così hanno fatto, non è dato sapere con quanta casualità ma senz’altro con grande entusiasmo, al punto che alle 13 ora italiana il numero di partecipanti minimo richiesto affinché i risultati fossero validi era già stato raggiunto, con un flusso costante di bit, prodotti a mano, superiore ai mille al secondo.
A fine giornata, i promotori dell’iniziativa già avevano verificato che la violazione della disuguaglianza di Bell è stata confermata, dando per l’ennesima volta ragione alla meccanica quantistica.
Servizio di Marco Malaspina
Per provare il gioco: http://thebigbelltest.org/
Per saperne di più: https://youtu.be/y3iT5ux2giE
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