Arrestato a Roma fiancheggiatore jihadista: “Radicalizzato in carcere”



CRONACA (Roma). Si chiama Saber Hmidi, tunisino classe ’84 in Italia dal 2008, l’uomo arrestato dal Pool antiterrorismo della Procura di Roma stamattina a Rebibbia, dove era già detenuto per altre cause, in quanto partecipante all’organizzazione terroristica Ansar al-Sharia, gruppo jihadista attivo in Tunisia dal 2011 che combatte al fianco dell’Isis.
L’uomo, di corporatura imponente, oltre 1 metro e 90 per più di 100 chili, è sposato con una italiana convertita all’Islam, ha una figlia e conduceva una vita di furti, spaccio di stupefacenti ed espedienti, e in carcere spiegava che una volta libero sarebbe andato a combattere in Siria accanto “ai suoi fratelli musulmani”. Hmidi, in carcere dal 2014 per resistenza a pubblico ufficiale e porto illegale di pistola, era dedito a fare proselitismo tra i detenuti nei 5-6 istituti penitenziari, soprattutto a Frosinone e Secondigliano, dove era stato recluso negli anni, convincendoli, una volta scarcerati, a recarsi nei teatri di combattimento in Medio Oriente per combattere con lo Stato Islamico. “Come Digos ci focalizziamo su moschee, luoghi di culto ma anche Cie e carceri, quindi i luoghi di detenzione e di aggregazione dove queste persone possono fare momenti proselitismo nei confronti degli stranieri di mentalità sensibile e idee religiose non troppo chiare, ponendo in essere un’opera di radicalizzazione per far si’ che un domani possano andare addirittura nei teatri di combattimento come Libia e Siria, come già successo”, spiegano gli inquirenti in conferenza stampa a via di San Vitale.
L’opera di radicalizzazione era nascosta dietro gruppi di preghiera. Gli ‘adepti’ guidati dall’arrestato davano vita a veri e propri raid punitivi nei cortili di passeggio delle carceri contro i detenuti di religione cattolica che si lamentavano della situazione, colpendo con sgabelli e spranghe chi non aderiva alla causa. Quando arrivavano le notizie degli attentati rivendicati dall’Isis in Europa, Hmidi si lasciava andare a manifestazioni di giubilo. Il monitoraggio della Digos e della Polizia penitenziaria che ha portato i pm di Roma a riconoscere a carico del soggetto gravi indizi di colpevolezza per il reato di partecipazione ad associazione terroristica, per cui la legge prevede da 5 a 10 anni di carcere, e’ partito dopo il ritrovamento a casa dell’uomo di una bandiera originale dell’Ansar al-Sharia. Sempre stamattina ci sono state 5 perquisizioni nei confronti di persone entrate in contatto con l’arrestato, ma non ci sono prospettive di altri arresti. (Giuliano Rosciarelli/alaNEWS)

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