Va bene la fantascienza. Va bene la tecnologia. Ma in 120 anni di viaggio interstellare chi lo fa il tagliando all’astronave? Si fa per dire, ma le pastiglie dei freni chi le controlla? Siamo sicuri che poi, una volta giunti a destinazione, si riesca a rallentare la folle corsa prima di schiantarsi contro la meta?
Ricordate di non accompagnare mai un astrofisico a vedere un film di fantascienza.
Parliamo di René Heller e Michael Hippke, ricercatori al Max Planck e, incidentalmente spettatori di Passengers, l’ultimo blockbuster al gusto scienza made in Hollywood. La bellissima Jennifer Lawrence, protagonista con Chris Pratt della pellicola passa del tutto inosservata di fronte alla domanda: come posso rallentare un oggetto, una sonda spaziale, che viaggi a una velocità di 40mila miliardi di chilometri? Lo posso fare sfruttando la radiazione emessa dal sistema stellare verso cui quell’oggetto corre a folle velocità. Lo posso fare se pesa come un foglio di carta A4 e lo posso fare se si serve di un sistema a vela a propulsione laser. Proprio come quello cui sta lavorando Yuri Milner con Breakthrough Starshot, iniziativa da 100 milioni di dollari che ha già incassato il sostegno di scienziati del calibro di Stephen Hawking e la disponibilità finanziaria del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg.
Se davvero è possibile costruire una prestigiosa flotta di sonde spaziali ultraleggere e spingerle a una velocità pari al 20% di quella della velocità luce, basterebbero 20 anni per raggiungere il sistema stellare più vicino a noi: Alfa Centauri.
Due le alternative per i ricercatori del Max Planck. O si sfrutta tutta la radiazione emessa da Alfa Centauri per frenare bruscamente e ci si gode il panorama, o si procede con un flyby di due delle tre stelle che compongono il sistema stellare e si procede per la vicina Proxima Centauri.
Questo sulla carta. Spiegatelo voi a Jennifer Lawrence.
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Sgommate su Alfa Centauri con Starshot
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