
«Se l’area di queste emissioni – ha detto Boris Kershengolts, biologo di Jakutsk – si sovrappone a quella dei cimiteri di animali o di umani che sono morti per infezioni nei secoli passati, le spore e gli agenti patogeni potrebbero spargersi per una zona molto vasta. Potrebbe trattarsi di un disastro non solo per l’Artico: la catastrofe potrebbe essere superiore a quella di Chernobyl».
Nella cittàdina della Siberia il termometro d’inverno scende fino a – 60 gradi centigradi, ma ultimamente, evidentemente a causa dei cambiamenti climatici, il permafrost si sta sciogliendo. Stando alle analisi effettuate dai ricercatori sul posto, il ghiaccio sciolto starebbe liberando nell’aria spore e batteri preistorici rimasti congelati per migliaia di anni. La scoperta sarebbe causale, durante dei controlli su condutture utilizzate per degli esperimenti con l’antrace. L’idea di realizzare una pista di pattinaggio è stata respinta proprio perché si è scoperto che il batterio Bacillus Anthracis era rimasto per anni congelato nel ghiaccio e si era riattivato con lo scioglimento del permafrost che lo conteneva.
L’aumento delle temperature prosegue spedito così in Russia sino a due volte e mezzo superiori a quelli del resto del mondo. A denunciarlo è lo stesso presidente Vladimir Putin in un convegno a San Pietroburgo. Approfittando dello scioglimento, lo Stato ha approvato nuovi finanziamenti per l’introduzione di moderni rompighiaccio e flotte finalizzate all’attraversamento del Passaggio a nord-est libero dai ghiacci. Ma gli scienziati russi che studiano il problema sono molto preoccupati. Lavorando a Jakustk,:
Il permafrost della Jakuzia si sta assottigliando di 5 centimetri l’anno. Già nel 2006, durante l’estate, la temperatura ha toccato i 35 gradi, liberando dal suo interno – profondo un centinaio di metri – batteri, metano e altri gas serra. Con il passare del tempo e con l’assottigliamento del ghiaccio, il terreno è diventato cedevole, le case tendono a cedere e a crollare, causando anche sempre con più frequenza il danneggiamento di tubature di gas e petrolio, che si spezzano con frequenza. La regione è inoltre bucherellata da crateri creati da esplosioni spontanee di metano, il più grande dei quali, lungo 800 metri, è stato chiamato Porta dell’inferno:
C’è preoccupazione anche in altre zone dell’estremo Nord, dove sono tornati in vita virus del vaiolo e dell’influenza Spagnola. Se qualcuno avanza l’idea che questi allarmi risultino eccessivi ed infondati, dovrebbe ricordarsi che proprio in questa zona del pianeta dai resti di un mammut è stato riattivato un batterio vecchio di 20.000 anni e dal ghiaccio antartico ne sono stati recuperati altri dormienti da otto milioni di anni, che il nostro organismo non riconosce e potrebbe non essere attrezzato a combattere. Il riscaldamento globale visto al microscopio appare ancora più inquietante di quello visto con i nostri occhi!
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