
La zona di Trieste si conferma come il giacimento di fossili di dinosauro più grandi ritrovati sino ad oggi su suolo italiano:

E’ infatti notizia del mese di dicembre del 2021 quella della classificazione di ben 7 scheletri di dinosauro ritrovati nella roccia del “Villaggio del Pescatore“, a pochi chilometri dal capoluogo del Fiuli Venezia Giulia e dal vicino comune di Monfalcone. Lo studio – coordinato da paleontologi dell’Università di Bologna e pubblicato sulla piattaforma internazionale Scientific Reports – conferma il ritrovamento di ulteriori esemplari di Tethyshadros insularis, un dinosauro vegetariano vissuto nel Cretaceo Superiore (circa 71-70 milioni di anni fa) in quella che era un’Italia parzialmente fuoriuscita dalle acque e composta perlopiù di arcipelaghi tropicali:

L’olotipo principale, SC 57021, è rappresentato da uno scheletro quasi completo, ma compresso, soprannominato dagli scopritori “Antonio“, scoperto nel 2009. Il nome del genere si riferisce al gruppo di appartenenza, ossia gli Hadrosauroidea, e alla Tetide, l’antico mare in cui si trovavano le isole dove viveva l’animale. Il nome specifico insularis significa “insulare” o “dell’isola” in latino, in riferimento all’habitat dell’animale, che all’epoca era infatti costituito da isole sub-tropicali. La nuova scoperta di “Bruno” (secondo esemplare ritrovato nel 2018 e descritto nel nuovo studio pubblicato nel 2021) indica che “Antonio” non era altro che un esemplare più giovane di “Bruno” (rivelatosi più grande), restituendo alla specie dimensioni maggiori di quanto ritenuto in passato:

Questa specie di adrosauri (comunemente noti come “dinosauri dal becco d’anatra“) avrebbe raggiunto una lunghezza di almeno 4,5 metri, risultando comunque più piccola di specie simili ma ritrovate in contesti continentali. Questa specie rappresenta quindi una forma di nanismo insulare, tipico della zona dell’Italia del Mesocoico. L’inusuale morfologia della coda e dell’ischio suggeriscono inoltre un allungamento dell’intestino e della cloaca, adattamenti utili ad aumentare l’assorbimento e l’immagazzinamento di acqua, fondamentali per la sopravvivenza in un ambiente carsico (e quindi povero d’acqua superficiale) come quello in cui viveva questo adrosauroide:
Tethyshadros condivideva l’habitat con piccoli coccodrilli (Acynodon adriaticus) e pterosauri. Non a caso, la scoperta indica anche la presenza di una moltitudine di altri organismi, da pesci a crostacei, visuti nella stessa epoca di “Antonio” e “Bruno”, simbolo di un ecosistema antico tutto da ricostruire:

A tal proposito, riportiamo qui sotto i link a ben 17 filmati diffusi su YouTube dal Comune di Trieste che parlano delle scoperte fossili e delle caratteristiche del sito di interesse paleontologico (Attenzione: i link ai filmati sono stati condivisi da GloboChannel.com in ordine di argomento e non in ordine di pubblicazione):
Descrizione del dinosauro “Bruno” – Prima parte:
Descrizione del dinosauro “Bruno” – Seconda parte:
Descrizione del dinosauro “Antonio” – Prima parte:
Descrizione del dinosauro “Antonio” – Seconda parte:
Descrizione del dinosauro “Antonio” – Terza parte:
La geologia del Sito paleontologico:
La scoperta del Sito del Villaggio del Pescartore 1988:
I primi scavi anno 1992:
La scoperta del dinosauro Antonio anno 1994:
Scavo del dinosauro “Antonio” anni 1998-99:
Preparazione del dinosauro “Antonio” anno 2000:
Scavo e preparazione del dinosauro “Bruno” 2019:
Fonti:
https://www.nature.com/articles/s41598-021-02490-x