Per più di 150 anni, gli scienziati hanno cercato di risolvere il mistero di una controversa tavoletta di argilla cuneiforme che indica che il cosiddetto evento di impatto di Köfel, osservato nell’antichità:
La tavoletta circolare di pietra è stata recuperata dalla biblioteca sotterranea risalente al 650 a.C. ed appartenuta al re sumero Ashurbanipal a Ninive, nell’attuale Iraq, alla fine del XIX secolo. A lungo ritenuta una tavoletta assira, l’analisi del computer l’ha confrontata con il cielo sopra la Mesopotamia nel 3.300 aC e dimostra che è di origine sumera molto più antica. Secondo gli esperti, la tavoletta – vecchia quindi di circa 5.500 anni – è un “Astrolabio“, il primo strumento astronomico conosciuto. Consiste in una carta stellare segmentata a forma di disco con unità di misura angolari marcate incise sul bordo. Ma cosa riguarda l’evento astronomico riportato su questo antico documento inciso sulla pietra? Le ipotesi:
Purtroppo su questa tavoletta mancano parti considerevoli del planisfero (circa il 40%), danno che risale al saccheggio di Ninive. Il retro della tavoletta non è inscritto. Mark Hempsell, docente di astronautica alla Bristol University, insieme a Alan Bond, direttore di Reaction Engines, compagnia inglese specializzata nello sviluppo di sistemi di propulsione spaziale, nel loro testo “A Sumerian Observation of the Köfels’ Impact Event“ (2007, in vendita online su Amazon qui) gettano le basi per una teoria completamente nuova, e anzi rivoluzionaria, a proposito dell’Uomo del Similaun, il famoso Ötzi – l’antica mummia preistorica rinvenuta in Trentino-Alto Adige, in Italia – conservato presso il Museo Archeologico di Bolzano, di cui ricorre proprio questanno (1991-2011) il ventennale del ritrovamento:
Secondo la nuova teoria di Bond e Hempsell, infatti, è possibile mettere in relazione la morte di Ötzi sullo Hauslabjoch con l’evento geologico di Köfels, una frana di proporzioni gigantesche di cui si trovano le tracce cospicue nel fondovalle austriaco della Ötzthal, appena 40 km più a nord. La frana di Köfels, secondo Bond e Hempsell, sarebbe stata causata dall’impatto di un grosso asteroide di circa 1300 metri di diametro, avvistato e segnalato dagli astronomi sumeri, che ce ne hanno infatti lasciato traccia in una tavoletta, la cosiddetta Planisfera K8538, conservata presso il British Museum, che ci permette di datare levento al 3123 a.C.: una datazione del tutto vicina alle date fin qui proposte dagli archeologi per determinare letà di Ötzi, collocata verso la fine del IV millennio a. C.. Avvistato nei cieli della Mesopotamia, l’asteroide avrebbe quindi concluso il suo volo nel cuore delle Alpi, causando la frana fin qui inspiegata di Köfels e anche l’ondata di calore estremo che causò la morte e il successivo disseccamento di Ötzi:

Si tratta, come si può intuire di una ipotesi estremamente ardita, che contrasta apertamente con quanto fin qui sostenuto dagli archeologi e che però consente di rispondere a due quesiti fondamentali, e finora insoluti. Il primo riguarda le circostanze e le modalità della mummificazione subita da Ötzi, che risultano difficilmente spiegabili con riferimento al solo effetto dell’ibernazione (i corpi che cadono nei ghiacciai, sia pure con modalità diverse, tendono comunque a decomporsi). Il secondo riguarda il perché della dispersione verso sud-sud-ovest dell’intero corredo di Öetzi, il che appare interamente compatibile con l’impatto di un’onda durto proveniente dal fondovalle:
Lontani dai ranghi di ufologi e affini, e anzi dai banchi più rigorosi della scienza astronautica propriamente detta, Hempsell e Bond propongono una spiegazione del caso Ötzi certamente ancora perfettibile, ma che farà discutere per gli elementi di novità che essa porta, allinterno di un dibattito un po sonnacchiosamente attardatosi, a dispetto dellimportanza del ritrovamento antropologico, sul solo specifico anatomo-patologico. Il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, forte del suo lavoro quarantennale di ricerca a tutto campo sullantropologia dellarco alpino, ereditata dal suo indimenticato fondatore Giuseppe ebesta, che fu anche archeologo, ospita volentieri la conferenza del dott. Mark Hempsell, onde offrire alla comunità scientifica regionale, nuovi elementi di interesse e di dibattito. A ventanni dal ritrovamento dell’Uomo del Similaun, mercoledì 19 ottobre alle ore 17:30, Mark Hempsell esporrà la sua teoria presso il Museo di San Michele (Sala a gradoni della Biblioteca). A tal proposito, riportiamo qui sotto il link ad un interessante video-approfondimento diffuso sul web (a cura della Bbc):
Fonti:
https://rationalwiki.org/wiki/K%C3%B6fels_impact_event
https://www.britishmuseum.org/collection/object/W_K-8538
https://www.youtube.com/watch?v=5ddF5e-2SfM