Sta facendo molto discutere il nuovo rapporto dello Space Weather Prediction Center della NOAA, che lo scorso 31 maggio 2024 parlava di una nuova tempesta geomagnetica classe G2 quando un’espulsione di massa coronale (CME) partita dal Sole è stata lanciata nello Spazio da un brillamento classe X, sfiorando il campo magnetico terrestre. Sul web non sono mancati messaggi dal contenuto allarmistico, soprattutto per quanto riguarda le potenziali conseguenze sulle radiotelecomunicazioni. A tal proposito, i fact checker di GloboChannel.com vogliono condividere con i propri lettori le dovute precisazioni:
Quella annunciata, infatti, risulta una tempesta solare dallc conseguenze incerte: “il modello della NOAA prevede un colpo di striscio, mentre il modello della NASA prevede un colpo mancato. Se si verificasse un impatto, la tempesta risultante potrebbe estendersi fino al 1° giugno,” si legge sul sito specializzato SpaceWeather.com, curata dall’astrofisico Tony Phillips. Secondo lo Space Weather Prediction Center della National Oceanic and Atmospheric Administration (per l’appunto, Noaa), nuove aurore colorate potrebbero apparire di nuovo presto su alcune parti degli Stati Uniti, compresi gli stati settentrionali e superiori del Midwest, da New York all’Idaho, a causa di una tempesta solare che potrebbe colpire la Terra:
Il centro, una divisione del Servizio meteorologico nazionale, ha emesso un moderno orologio di tempesta geomagnetica, noto come G2, tra venerdì 31 maggio e sabato 1° giugno 2023. A differenza della tempesta geomagnetica G5, o tempesta geomagnetica estrema, che si è verificata il 10 maggio, gli avvisi di tempesta moderata non sono rari, secondo il centro. Ma i brillamenti solari che causano l’aurora e le espulsioni di massa coronale attualmente emesse dal sole sono il risultato delle stesse macchie solari che hanno innescato l’attività solare a maggio, secondo il dottor Ryan French, fisico solare presso il National Solar Observatory di Boulder, in Colorado.
Le espulsioni di massa coronale, lo ricordiamo, sono grandi nubi di gas ionizzato chiamate plasma e campi magnetici che eruttano dall’atmosfera esterna del sole. Quando queste esplosioni sono dirette verso la Terra, possono causare tempeste geomagnetiche o gravi disturbi del campo magnetico terrestre. Man mano che il sole si avvicina al massimo solare – il picco nel suo ciclo di 11 anni, previsto quest’anno – diventa più attivo e i ricercatori hanno osservato brillamenti solari sempre più intensi che eruttano dalla sfera infuocata. SI tratta di fenomeni naturali ciclici che possono causare danni ma che non devono provocare la diffusione di messaggi eccessivamente allarmistici, anch’essi potenzialmente dannosi per la popolazione.
Una tempesta solare è un disturbo della magnetosfera terrestre, di carattere temporaneo, causato dall’attività solare e rilevabile dai magnetometri in ogni punto della Terra. Durante una tempesta solare il Sole produce forti emissioni di materia dalla sua corona che generano un forte vento solare, le cui particelle ad alta energia vanno a colpire il campo magnetico terrestre dalle 24 alle 36 ore successive all’espulsione di massa coronale. Ciò accade soltanto qualora le particelle del vento solare viaggino in direzione della Terra. La pressione del vento solare cambia in funzione dell’attività solare e tali cambiamenti modificano le correnti elettriche presenti nella ionosfera. Le tempeste magnetiche generalmente durano dalle 24 alle 48 ore, anche se alcune possono durare per diversi giorni. Nel 1989, una tempesta elettromagnetica si verificò sui cieli del Québec[1], causando un’aurora boreale visibile fino in Texas.[2]
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