Se gli esseri umani dovessero estinguersi, il polpo potrebbe un giorno diventare la specie dominante sulla Terra

Il polpo, un vero prodigio dell’evoluzione, è spesso considerato l’animale marino più intelligente. La ragione di tale distinzione risiede nella sua straordinaria anatomia e fisiologia. I tentacoli del polpo, veri e propri organi pensanti, sono dotati di un numero di neuroni superiore a quello del cervello centrale. Questa caratteristica unica consente loro di svolgere complesse funzioni sensoriali e motorie in modo indipendente, permettendo all’animale di apprendere, risolvere problemi e adattarsi a nuovi ambienti con una flessibilità sorprendente. La capacità dei polpi di memorizzare informazioni, risolvere labirinti e manipolare oggetti con destrezza ha affascinato scienziati e appassionati di natura da decenni. Tra gli scienziati, c’è persino chi ipotizza che questa specie possa avere origini genetiche extraterrestri: non giunta direttamente dallo spazio – sia chiaro – ma forse nata attraverso la combinazione con molecole giunte dagli asteroidi (come riportato in precedenza in un approfondimento su GloboChannel.com). Ora, alcuni ricercatori ipotizzano addirittura che, in un futuro in cui l’umanità dovesse essere da tempo scomparsa, i polpi potrebbero evolversi in una nuova forma di vita dominante sul pianeta:

fantasiosa ricostruzione digitale di un’ipotetica scala evolutiva del “polpo del futuro” a cura di GloboChannel.com

Il professore dell’Università di Oxford Tim Coulson ha dichiarato alla rivista economica londinese The European che il polpo è una delle «creature più intraprendenti» del pianeta, il che lo rende più propenso a invadere la Terra rispetto ad animali come gli uccelli o gli insetti che, pur essendo esseri intelligenti, «non hanno le capacità motorie necessarie per costruire una civiltà». La loro intelligenza, combinata con la capacità di adattarsi a una vasta gamma di habitat marini, li rende candidati ideali per tale ruolo. Nel caso in cui l’umanità ed altri predatori del polpo dovessero essere spazzati via da un conflitto nucleare o da un cataclisma naturale (come l’eruzione eccezionale di vulcani o la caduta di grosso asteroide, così come avvenne 65 milioni di anni fa quando ad estinguersi furono tutti i dinosauri non aviani), nell’arco di migliaia o di milioni di anni, i polpi potrebbero prendere il sopravvento sulle altre specie, forse riuscendo persino a costruire vere e proprie città negli oceani. La capacità di adattarsi, di utilizzare i gusci di cocco come riparo e di riconoscere il vero dal falso, rende infatti questi molluschi in grado di raggiungere almeno in parte le capacità paragonabili a quelle dell’essere umano e più di molti altri animali, sia marini che terrestri. Soltanto i delfini, i primati e pochissimi altri animali sembrano avvicinarsi alla loro intelligenza. C’è però chi frena questa ipotesi, sottolineando un aspetto negativo del polpo:

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La socialità. «I polpi non sono ben predisposti a costruire una società simile a quella umana a causa delle loro abitudini sociali, ovvero il fatto che non hanno probabilità di sviluppare una cultura», afferma Godfrey-Smith, Ph.D., professore di storia e filosofia della scienza presso l’Università di Sydney. «Quando parlo di ‘cultura’, intendo la capacità di imparare dagli altri nella tua società… per i polpi, la prima mossa che dovrebbero fare è diventare più socievoli e anche crescere i loro piccoli in modo diverso». Insomma, il polpo è teoricamente in grado di intraprendere il lungo ed ambizioso cammino di specie dominante ma, come accade anche per il personaggio Squiddi di Spongebob SquarePants (Squidward Quincy Tentacles in inglese), che proprio come la sua controparte reale è proprio un polpo asociale, creato da un artista che nella vita è anche biologo marino!) restare eccessivamente isolati nel proprio mondo vi impedirà di evolvervi in qualcosa di più di un semplice predatore di granchi. Nel 2002, il documentario “The future is wild” propose alcune speculazioni, immaginando un futuro in cui il polpo vive sulla terraferma:

Fonti:

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