
Questo teschio, noto come il bambino di Taung, è stato scoperto nel 1924 in Sud Africa. Si tratta di un Australopithecus africanus vissuto 2,5 milioni di anni fa. Dopo un lungo dibattito nella comunità scientifica, si è arrivati alla conclusione che questo reperto rappresenti un antenato della specie umana. Si stima che il bambino avesse circa 3 anni al momento della morte:

Inizialmente si pensava che fosse stato ucciso da una tigre dai denti a sciabola, ma oggi sappiamo che il responsabile è un uccello rapace: le ferite, localizzate nella zona degli occhi, sono state causate dagli artigli di questo predatore. Questa nuova interpretazione è nata dal confronto tra le lesioni presenti sul cranio fossile, in particolare alle orbite oculari, e quelle riscontrate in primati moderni vittime di aquile. Ma prima, facciamo un passo indietro: nei primi anni del XX secolo, i lavoratori delle cave di calcare nell’Africa meridionale scoprivano regolarmente fossili dalle formazioni di tufo che estraevano. Il tufo non si formava in modo uniforme e, nel tempo, le cavità venivano lasciate aperte e diventavano aree utili in cui gli animali potevano rifugiarsi. Di conseguenza, molte ossa iniziarono ad accumularsi in queste aree. Queste aree erano per lo più di arenaria e ostacolavano il successo dell’estrazione mineraria. Quindi, i minatori usavano esplosivi per ripulire queste aree e scartare tutti i detriti. [ 7 ] Tuttavia, iniziarono a comparire molti fossili e questi furono salvati da molti minatori. Molti appartenevano a fauna estinta, che includeva babbuini e altri primati, e i fossili più completi o in qualche modo più interessanti furono conservati come curiosità dagli europei che gestivano le operazioni. [ 8 ] Nel 2006, Lee Berger annunciò che il Bambino Taung era stato probabilmente ucciso da un’aquila o da un altro grande uccello predatore, citando la somiglianza del danno al cranio e alle orbite oculari del Bambino Taung con quello riscontrato nei primati moderni che sono stati uccisi dalle aquile. Ci sono segni di artigli negli occhi e una depressione lungo il cranio che è comune nelle creature che sono state predate dalle aquile. [ 6 ] Un studio scientifico ha approfondito sul fenomeno dei presunti attacchi di aquile giganti in quel periodo geologico compreso tra il Pliocene ed il Plestiocene, ipotizzando che i rapaci dell’epoca fossero simili all’attuale aquila coronata (Stephanoaetus coronatus): una specie capace di raggiungere gli 85 centimetri di larghezza e specializzata nella predazione di mammiferi.
Fonti:
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