Tra i resti archeologici di Carsulae – un’antica città di epoca romana posta in Umbria lungo il ramo occidentale della via Flaminia, tra Narnia (oggi Narni) e Mevania (oggi Bevagna) – è stato anche effettuato il ritrovamento di un manufatto dall’aspetto alquanto insolito, almeno per i meno esperti. La scoperta è stata effettuata in quel sito ubicato nel comune di Terni, a poca distanza da San Gemini. Abbandonata a partire dal V o VI secolo, è stata in parte scavata e restaurata da Umberto Ciotti tra 1951 e 1972; sono attualmente in corso nuove indagini archeologiche soprattutto nella zona del Foro. Ora, nel cuore dell’antica città di Carsulae, è stata annunciata la scoperta di un reperto archeologico avvenuto nel secondo semestre del 2024. Si tratta di un raro opàion (dal greco ὀπαῖον), emerso durante i recenti scavi archeologici condotti nel settore settentrionale del Foro, un’area dedicata agli edifici pubblici. La campagna di scavo ha così consentito agli esperti di riportatare alla luce questo interessante manufatto all’interno dell’ambiente B1:
Carsulae, noto come uno dei siti archeologici più affascinanti dell’Umbria, prosperò lungo la via Flaminia sin dal III secolo a.C., raggiungendo il suo massimo splendore durante l’epoca imperiale. Tuttavia, la città subì un declino progressivo fino al suo abbandono definitivo tra il IV e il V secolo d.C. Oggi, il sito conserva numerose strutture di grande importanza storica, tra cui il Foro, il Teatro, l’Anfiteatro e l’Arco di San Damiano. L’opàion, termine derivato dal greco ὀπή (“apertura”, “foro”), è un elemento architettonico che serviva sia come occhio di ventilazione negli edifici sia come tegola di terracotta con un foro per il passaggio dei fumi dai focolari o dai bracieri. Questo dispositivo migliorava l’aerazione e l’illuminazione degli ambienti interni, posizionandosi sul tetto con una base ampia e piatta:
Gli opàia erano già in uso durante l’epoca etrusca e arcaica, con varianti adattate alle diverse esigenze climatiche e architettoniche delle regioni italiane centrali. Alcuni di essi avevano coperchi mobili per regolare la dispersione del calore e dei fumi, come quelli rinvenuti nel palazzo etrusco arcaico di Aquarossa. Il reperto recuperato a Carsulae si distingue per la sua struttura frammentaria ma parzialmente ricostruibile, con un comignolo sporgente caratterizzato da aperture laterali per la dispersione dei fumi e un decorativo bottone sulla sommità. Questi dettagli complessi lo rendono un esempio significativo di design funzionale e estetico dell’epoca romana. La scoperta di questo opàion arricchisce la nostra comprensione delle tecniche costruttive e delle soluzioni architettoniche utilizzate a Carsulae, confermando il valore del sito come testimonianza della cultura materiale romana. Gli archeologi continueranno gli scavi nei prossimi mesi per esplorare il contesto in cui era inserito l’opàion e individuare altri reperti correlati a questa eccitante scoperta.
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