L’instabiità meteorologica causata anche dalle forti correnti sta riportando verso il Sud Italia un ingente quantitativo di polveri sottili di tipo Pm10. E’ quanto è possibile constatare consultanto la sezione dedicata al monitoraggio dell’atmosfera sul sito web ufficiale del sistema europeo di monitoraggio satellitare “Copernicus“:

Così come avvenuto in precedenza, sebbene il sistema abbia constatato l’alta presenza di Pm10 nella giornata del 23 marzo 2025, nelle stesso ore si conferma invece un quantitativo cotenuto di Pm2,5 (polveri sottili di diametro inferiore, considerate più pericolose per la salute delle persone poiché, rispetto alle polveri di tipo Pm10, capaci di insediarsi più in profondità nei polmoni). Il grafico sull’andamento delle polveri Pm,25:

Elementi che confermano l’origine naturale di queste polveri (i Pm2,5 sono infatti associati all’emissione di gas di scarico delle automobili e di altre attività antropiche, come quelle industriali). I dati coincidono con il fenomeno ciclico della cosiddetta “Polvere del Sahara” (in realtà causato perlopiù dal volo di fossili di microalghe presenti ancora oggi nei resti di un lago prosciutato situato nel Chad Meridionale, così come riportato in un approfondimento pubblicato su GloboChannel.com). Altre potenziali fonti di Pm10 nell’aria includono eruzioni vulcaniche, incendi, dispersioni di polline e di sale marino. Il particolato Pm10 può inoltre formarsi attraverso reazioni chimiche fra altre specie inquinanti (Pm10 secondario) già esistenti in atmosfera, come gli ossidi di azoto (Nox), il biossido di zolfo (So2), l’ammoniaca (Nh3) ed i Composti Organici Volatili (Cov), per formare solfati, nitrati e sali di ammonio. A spingerci nella ricerca il fatto quel giorno l’aria si è rivelata particolarmente “pesante” tanto da causarci temporanei bruciori alla cola: a questo si sono aggiunte coperture del cielo con notevole riduzione di penetrazione dei raggi solari differenti dai normali annuvolamenti. L’esposizione prolungata nel tempo anche a bassi livelli di PM10 e PM2,5 è associata all’aumento di disturbi respiratori come tosse e catarro, asma, diminuzione della capacità polmonare, riduzione della funzionalità respiratoria e bronchite cronica insieme ad effetti sul sistema cardiovascolare. L’esposizione al pulviscolo più piccolo (PM2,5) è stata associata ad un aumento della mortalità per malattie respiratorie e ad un maggior rischio di tumore delle vie respiratorie. I tumori sono stati collegati anche alla presenza di sostanze cancerogene attaccate alla superficie delle particelle (come gli idrocarburi policiclici aromatici-IPA nel caso della fuliggine) che, attraverso il PM2,5 possono arrivare fino alla parte più profonda dei polmoni, dove sono assorbite dall’organismo (alveoli polmonari). Sebbene meno pericolose dei Pm2.5, dunque, le polveri di Pm10 sono comunque pericolose per la salute delle persone. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per il particolato non è possibile definire un valore limite al di sotto del quale non si verificano nella popolazione effetti sulla salute: per questo motivo sia la concentrazione di PM10 e PM2,5 nell’aria dovrebbe essere mantenuta al livello più basso possibile. Tuttavia, le nuove Linee guida dell’OMS sulla qualità dell’aria riportano che riducendo il PM10 a 20 microgrammi per metro cubo si potrebbe arrivare a una riduzione della mortalità del 15%, attraverso la diminuzione dell’incidenza delle malattie dovute a infezioni respiratorie, delle malattie cardiache e del tumore al polmone. Per il PM2,5 l’OMS propone a tutela della salute valori guida per l’esposizione della popolazione pari a 10 microgrammi per metro cubo su base annuale. C’è quindi un paradosso di fondo: mentre le istituzioni territoriali lavorano per contrastare le emissioni da gas di scarico, da attività industriali, da crolli ed incendi, non vi sono, ad oggi, ciclici comunicati stampa che consigliano alla popolazione di di adottare misure di prevezione ogni qual volta che i sistemi di monitoraggio satellitare dimostrano un incremento di questo fenomeno, talvolta straordinariamente elevato (come abbiamo potuto constatare incrociando i dati diArpa Puglia con quelli di Copernicus). Segnalare in tempo alla popolazione il transito di polveri naturali potrebbe quindi aiutare la stessa a ridurre il rischio dell’insorgenza di malattie respiratorie e cardiovascolari, fenomeno purtroppo molto risentito dalla popolazione. Ricordiamo che è possibile seguire tutti gli aggiornamenti sulla tematica anche su Facebook cliccando “mi piace” alla pagina “METEO e terremoti Puglia Basilicata – video e foto in tempo reale” (cliccando qui).
Fonti:
- https://dati.arpa.puglia.it/qaria
- https://atmosphere.copernicus.eu
- https://www.snpambiente.it/temi/polveri-pm10-e-pm25/
- https://www.globochannel.com/2024/05/31/cio-che-arriva-dal-sahara-non-e-semplice-sabbia-ma-polvere-di-microalghe-fossili-ecco-da-dove-arriva-veramente-perche-e-a-cosa-serve-allecosistema-globale/
- https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/p/pm10-particolato-atmosferico-o-polveri-sottili#effetti-sulla-salute
- https://www.pugliareporter.com/2025/03/23/meteo-nuova-concentrazione-di-polveri-pm10-in-avvicinamento-23-marzo-2025/
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