SITUAZIONE AUSTRIACASLOVENA:
Più di mezzo milione di migranti hanno cercato da inizio anno di passare attraverso il cosiddetto corridoio dei Balcani che dalla Grecia porta in Germania. Aumenta la tensione fra i paesi attraversati, con Slovenia e Croazia ai ferri corti. Il Governo di Lubiana accusa i croati di indirizzare verso i confini sloveni “in modo organizzato” e pianificato un flusso incontrollato di migranti. Accuse respinte seccamente da Zagabria che rinfaccia agli sloveni di aver rifiutato la sua proposta di trasportare i migranti direttamente in treno alla frontiera con l’Austria.
Proprio dalla Slovenia sta entrando in Austria un numero sempre crescente di persone. Il Governo di Vienna, per bocca del ministro dell’Interno Johanna Mikl-Leitner, annuncia che sarà costruita una barriera alla frontiera per controllare meglio il flusso dei migranti. Proprio quello che Jean-Claude Juncker e i vertici europei temevano: l’effetto Orban, una progressiva chiusura delle frontiere che metterebbe a repentaglio l’esistenza del patto di Schengen e che porterebbe a una sempre minore solidarietà interna all’Europa.
SITUAZIONE TEDESCA:
All’apparenza quella di Berlino sui migranti potrebbe sembrare schizofrenia. Solo un mese fa, con un episodio che ebbe grande risalto sui media, la cancelliera Angela Merkel fece scoppiare in lacrime una ragazzina palestinese richiedente asilo, spiegandole senza giri di parole perché sarebbe difficilmente potuta restare in Germania. Oggi, invece, lo stesso Paese ha deciso di sospendere temporaneamente il trattato di Dublino per i rifugiati siriani invitandoli a entrare nei confini teutonici; ha annunciato lo sblocco di 6 miliardi di euro aggiuntivi per accogliere i richiedenti asilo nel 2016 (3 andranno agli stati regionali e i comuni, che si incaricano dell’alloggiamento dei rifugiati); e discute se operare modifiche alla Carta Costituzionale per poter essere più accogliente e tollerante.
Il viceministro delle Finanze Thomas Steffen ha spiegato che per quest’anno il Paese dovrebbe registrare “un leggero surplus del bilancio nazionale”. Ciò sarà possibile nonostante il fatto che i costi per la gestione dei flussi di profughi in arrivo siano previsti (da alcune istituzioni territoriali) in 15 miliardi, quasi dieci in più che nel 2014, quando il surplus di bilancio fu dello 0,3% del Pil. Per il 2016, però, Steffen ha detto che al momento la previsione è di conti “quasi bilanciati”, cioè di un modesto deficit causato dalle maggiori spese legate alle operazioni di asilo. Dal punto di vista finanziario, dunque, in Germania l’emergenza dei rifugiati si fa sentire ma per ora non è drammatica. E questo è un punto a favore del “ce la possiamo fare” che Angela Merkel va ripetendo da settimane. Sin dall’inizio di settembre, quando la cancelliera ha segnalato l’intenzione di Berlino di aprire le porte, in pratica senza limiti, a chi fugge dalle guerre e dal terrorismo, il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha sostenuto che avere conti in ordine e il bilancio in surplus – per la qual cosa era stato criticato in Europa e in America – permette di affrontare emergenze improvvise come quella dei profughi. Il buon andamento dell’economia tedesca ha fatto sì che tra gennaio e settembre le entrate fiscali siano aumentate di quasi il 6% rispetto allo stesso periodo del 2014.