Il cavallo di Troia in realtà era una nave, lo afferma un archeologo italiano

Secondo l’archeologo italiano Francesco Tiboni, docente presso l’università di Marsiglia, il famoso cavallo di Troia non era un cavallo, ma una nave. L’equivoco nascerebbe da una errata interpretazione della parola hippos che significa cavallo in greco ma era anche il nome di un tipo di nave ideata da un fenicio di nome Hippus e caratterizzata dal fatto di avere come polena una testa di cavallo.

L’Hippos era una imbarcazione usata dai greci per trasportare preziosi e questo spiega perchè i troiani fosserointeressati a portarla dentro le mura. Inoltre quando Virgilio descrive la costruzione del “cavallo”, parla di “murate”, termine con cui si intende il bordo più alto dei fianchi delle navi, fatte di abete, e di una costolatura di rovere con una trave centrale in legno di acero. Tutte caratteristiche tipiche di una nave, e non certo di un cavallo. Una ricostruzione:

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La tesi sarebbe sostenuta anche per via della fattibilità di costruzione del “cavallo”: sarebbe stato più semplice all’epoca costruire una nave e non un enorme cavallo di legno che avrebbe dovuto contenere degli uomini. In effetti è più facile immaginare un gruppo di uomini nel doppiofondo della stiva di una imbarcazione che in un animale di legno. L’episodio viene riportato con dovizia di particolari nell’Eneide di Virgilio:

Stremati dalla guerra e respinti dai fati,
i capi dei Danai, trascorsi ormai tanti anni,
per divina arte di Pallade costruiscono un cavallo
a misura di monte e ne intessono i fianchi di abete;
simulano un voto per il ritorno, la fama si sparge.
Qui rinchiudono di frodo nel fianco oscuro prescelti
corpi di eroi designati a sorte, e le vaste
profonde caverne del ventre riempiono d’uomini armati.

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Virgilio preleva l’episodio da Omero, e lo amplia. Ma Virgilio non era uno storico, era un poeta. Come tale, a lui non interessava la fedeltà ai fatti, o perlomeno questa non era la sua priorità. A un poeta interessa in primo luogo che la sua storia, per usare un termine caro all’industria editoriale contemporanea, funzioni. Ora, noi non sappiamo come sia andata per davvero, ossia non sappiamo se Virgilio, trovatosi di fronte alla famigerata parola hippos, fosse a conoscenza del suo duplice significato. Le storpiature dell’iconografia e dei simbolismi non sarebbero poi così rare nella Storia e molto probabilmente, fra mille anni l’umanità continuerà a parlare del cavallo di troia nonostante le logicità scientifiche.

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